Eccomi di nuovo, sopravvissuta allo folle del Gran Magal di Touba. Non saprei proprio da dove cominciare per raccontare questa piccola avventura!
Sono partita con le ragazze più grandi della famiglia, nel tardo pomeriggio di domenica 30, tutte cariche di bei vestiti colorati. Il viaggio di andata è stato molto tranquillo, a parte qualche gomitata per salire sull'autobus.
Una volta arrivate ci aspettava però un altro lungo tragitto in charette, ovvero un carretto trainato da un cavallo oppure da un asinello. Carichiamo i bagagli e ci sediamo sui bordi, c'è moltissima polvere nell'aria tanto che molta gente porta una mascherina sul naso a sulla bocca. Io mi proteggo con la sciarpa e conficco le unghie nel legno per non cadere dal carretto. Touba pullula di charette: durante il periodo del Magal vengono anche da altre città (da Mékhé perfino!) per fare un po' di soldi. Si viaggia ai lati della strada, in fila indiana su delle piste di sabbia talvolta un po' sconnesse, si sobbalza continuamente rischiando di cadere.
Siamo ospiti del fratello di Fatou, Abdoulaye, farmacista a Touba; il proprietario della casa è il datore di lavoro di Abdoulaye e proprietario della farmacia. La casa è enorme e si sviluppa in numerose stanze (per le numerose mogli) che danno su un ampio salone per la vita comune, ma c'è anche un piano superiore in via di costruzione.
La tradizione vuole che i pellegrini non comprino da mangiare ma che siano i residenti ad offrire loro i pasti. Le donne sono indaffarate praticamente tutta la giornata a cucinare per i numerosi ospiti, i fuochi sono sempre accesi e ci sono sempre cipolle da tagliare!
Al posto del classico riso e pesce, il menu prevede questa volta carne bovina, con riso o con patate.
Per il Magal ogni famiglia ha acquistato una mucca con cui poi sfamerà tutti i suoi ospiti. Durante le feste si mangia veramente troppo! Io poi sono l'ospite “speciale” e in quanto tale dovrei mangiare più di tutti!
Le donne inoltre si cambiano d'abito in continuazione, sfoggiando i più impensabili abbinamenti di colori. Anche io mi sono fatta fare un paio di vestiti per prepararmi a dovere alla festa. Si acquista la stoffa al mercato e poi si porta all'atelier di fiducia per confezionare la gonna e il boubou, la camicia.
Dopo due giorni di grandi banchetti è arrivato finalmente il momento della visita alla Grande Mosquée. Purtroppo non possiamo visitarne l'interno, ci sono ancora grandi folle di pellegrini e la coda per entrare è infinita. Così mi devo accontentare di ammirare gli esterni ricoperti di bei marmi lucidi e rosati, le finestre di vetro colorato e i soffitti dei corridoi esterni, stuccati in oro. Il grande minareto domina dall'alto tutta la città; mi dicono che al suo interno si trova un lampadario di cristallo.
Dopo la visita alla moschea e la preghiera, ci aspettano grandi spese al grand marché. Quello che offre in realtà è tutta merce di importazione. Vestiti, magliette di calcio, bigiotteria, e tanto altro! Per me si rivela un po' una delusione, ma per un senegalese questo è il posto dove trovare qualsiasi cosa e le ragazze sono entusiaste di poter comprare qualcosa.
Inoltre più volte rischiamo di essere travolte dalla folla che spinge in senso contrario o dalle macchine che tentano di attraversare il mercato nelle sue vie principali.
Infine riusciamo a tornare a casa tutte intere e dopo il pranzo (ore 17 circa!) ripartiamo per Mékhé.
Ciao Elena, toccante la tua testimonianza e penso impossibile da rendere viva a parole. Attendiamo di vederti a casa per sentire a voce il racconto del tuo viaggio nel mondo senegalese. Un bacio. Zio Renzo
RispondiEliminaBella mia!! ogni volta mi riprometto di non guardare più il blog..la voglia di partire diventa incontenibile!!! Ma non posso fare a meno di trarre nutrimento dal tuo bellissimo viaggio!!!
RispondiEliminaNon vedo l'ora di riabbracciarti e ascoltare i tuoi racconti!!!:)